Afortunadamente la deformación histórica "Bolivariana" no llegó a Europa. Aquí recordamos al General Bolívar de ésta forma::
Artículo tomado de:
http://www.opinione.it/cultura/2014/08/09/bagatin_cultura-09-08.aspx
Anche il Sud America ha avuto il suo
Garibaldi, ben prima dell'eroismo di quest'ultimo contro l'Impero del
Brasile e per la liberazione dell'Uruguay. Stiamo parlando di Simon
Bolivar, il Libertador, ovvero di colui il quale – in epoca Romantica,
ovvero agli inizi dell'Ottocento - contribuì all'indipendenza di gran
parte dell'America Latina dal giogo spagnolo e fu Presidente delle
Repubbliche di Venezuela, Colombia, Bolivia, Ecuador, Panama e Perù.
Fu il 15 agosto del 1805 che Bolivar – ventiduenne - giurò
solennemente, a Roma, sul Monte Aventino (o Monte Sacro) e pronunciò le
seguenti parole: Giuro per il Dio dei miei genitori, giuro per il mio
onore e per la mia Patria, che non darò riposo al mio braccio né pace
alla mia anima finché non avrò rotto le catene che ci opprimono per
volontà del potere spagnolo. E, a vent'anni da quel giuramento, l'Impero
spagnolo crollò. Simon Bolivar nacque in una famiglia agiata, di
possidenti terrieri, temprato sin da ragazzino dal fuoco della
ribellione contro l'oppressione. A ciò contribuì anche il suo precettore
- Simon Rodriguez – libero pensatore e figlio dell'Illuminismo, il
quale fu anche cospiratore contro l'Impero di Spagna che occupava la
terra di Venezuela e gran parte dell'America Latina.
Bolivar non fu uno studente modello, purtuttavia diventò presto un
valente combattente e spadaccino. Si sposò molto giovane con Maria
Teresa Rodriguez del Toro, la quale contrasse la febbre gialla e morì
presto, lasciandolo vedovo a soli vent'anni. Simon Bolivar viaggiò molto
in Europa ed anche a causa della sofferenza per la perdita prematura
della moglie il suo spirito ribelle crescerà sempre più. Fu in questo
contesto che il futuro El Libertador pronuncerà quel fatidico giuramento
a Roma, sul Monte Aventino.
Fu così che inizierà la sua avventura di combattente per la libertà e
l'emancipazione del suo popolo ed iniziò così ad organizzare il suo
esercito di liberazione contro gli spagnoli, i quali saranno alleati di
Napoleone, considerato da Bolivar un traditore degli ideali di Libertà,
Eguaglianza e Fratellanza propugnati dalla Rivoluzione Francese.
Bolivar, in quegli anni, a Parigi, entrò in Massoneria e divenne, nel
1806, Gran Maestro della Loggia Madre di San Alessandro di Scozia
all'Oriente di Parigi. Forte dei suoi principi libertari, l'anno
seguente, rientrò in Venezuela e da allora inizierà quella rivoluzione
che porterà, nel corso degli anni – dal 1811 sino al 1830 –
all'indipendenza di gran parte dell'America Latina ed alla proclamazione
delle Repubbliche di Venezuela, Colombia, Perù e Bolivia (così chiamata
in suo onore).
Nel 1812 Simon Bolivar scrisse il “Manifesto di Cartagena” in cui
analizzò le prime sconfitte che portarono alla caduta della Prima
Repubblica del Venezuela (1810 – 1812); mentre nel 1815 con la “Carta de
Jamaica” gettò le basi per il suo progetto di emancipazione sociale
dell'America del Sud, fondato su principi repubblicani, libertari,
anti-imperialisti ed egalitari. Principi, peraltro, validi tutt'oggi,
come validi sono stati i principi enunciati nella nostra Italia da
personalità quali Giuseppe Mazzini e Giuseppe Garibaldi, i quali
contribuirono alla fondazione della Prima Internazionale dei Lavoratori
nel 1864. Come Presidente della Repubblica di Venezuela, Colombia,
Bolivia, Ecuador, Panama e Perù, Bolivar abolì la schiavitù, confiscò le
terre ai possidenti e le ridistribuì agli indigeni, costruì istituti e
scuole per donne, bambini indigeni e figli degli schiavi. Le azioni
militari che realizzò, in sostanza, spianarono la strada
all'emancipazione sociale.
Fu un peccato, purtuttavia, che il progetto di Bolivar per
l'integrazione e l'unità dell'America Latina sfumò ben presto e ciò
portò - nei decenni successivi alla sua morte (1830) - al saccheggio
delle terre latinoamericane da parte degli Stati Uniti d'America, i
quali sin da allora rinnegarono i principi di libertà ed emancipazione
propugnati dal loro Padre fondatore, ovvero da George Washington e dal
Marchese de Lafayette (che tanto aveva fatto per la causa statunitense
ai tempi della Guerra d'Indipendenza), il quale peraltro fu amico
personale e Fratello - in senso massonico - di Bolivar. In questo senso
Bolivar scrisse: “Gli Stati Uniti sembrano destinati dalla Provvidenza a
riempire l'America di miseria in nome della Libertà”. Si pensi peraltro
che il figlio di Washington – George Washington Parke Curtis – fece
avere in dono a Bolivar, nel 1826, il medaglione del padre, in segno di
ammirazione e comunanza ideale.
Ah, se i principi di Libertà, Fratellanza e Uguaglianza propugnati da
Washington, Lafayette e Bolivar avessero prevalso sul saccheggio e
sull'imperialismo, come sarebbero andate diversamente le cose e come i
popoli sarebbero potuti crescere in spirito d'armonia e fratellanza ! Fu
fra il 1825 ed il 1830 che il progetto di Simon Bolivar si frantumò
definitivamente a causa del fatto che le terre che aveva liberato
finirono presto nelle mani degli olgarchi e dei ricchi proprietari
terrieri, i quali aprirono alla prima ondata di imperialismo
nordamericano. El Libertador morì nel 1830, a soli 47 anni,
completamente povero ed il suo corpo fu coperto da una semplice camicia
presa in prestito, in quanto quella che possedeva era ormai ridotta in
brandelli.
Anche Bolivar, come Garibaldi e Mazzini, fu un eroe sconfitto,
nonostante le imprese eroiche compiute in vita, solo per amore del
popolo e della libertà. Purtuttavia il suo esempio è tutt'ora vivo nel
cuore di chi lo ha amato. In Italia è edito dalla casa editrice Mimesis,
un bellissimo libro che raccoglie gli scritti ed i discorsi più
importanti di Simon Bolivar, dal titolo “La rivoluzione latinoamericana”
(titolo originario: “Simon Bolivar: The Bolivarian Revolution by Hogo
Chavez”). E' curato dall'ex Presidente venezuelano Hugo Chavez –
deceduto nel 2013 - e che a Bolivar ispirò il suo Movimento Quinta
Repubblica ed il successivo Partito Socialista Unito del Venezuela.
L'edizione italiana è tradotta da Donatella Caristina. E' un saggio che
io definisco fondamentale per comprendere la figura di Bolivar, così
poco conosciuta nel nostro Paese, ma così vicina agli ideali mazziniani e
garibaldini. Un saggio che evidenzia lo spirito libertario di Simon
Bolivar attraverso la sua stessa voce.
I suoi proclami, i discorsi pubblici, le lettere che scrisse alle
personalità europee ed americane con cui era in contatto all'epoca, i
passi salienti del “Manifesto di Cartagena” e della “Carta de Jamaica”.
Una raccolta di scritti politici dell'epoca romantica, ma che sono oggi
attualissimi, specie in questi decenni di profonda crisi economica,
sociale, umana. L'unica pecca del volume, se proprio debbo dire, è che
la copertina reca l'immagine del Presidente Hugo Chavez e non quella del
Libertador Bolivar, il quale, a parer mio, merita di essere
raffigurato, essendo il vero protagonista del volume e, soprattutto,
della Storia dell'America Latina e del Secolo Romantico.
A parte ciò “La rivoluzione latinoamericana” è un volume che non può
mancare nella libreria di ogni sano attivista per le libertà e di ogni
ricercatore storico che vuole comprendere la realtà di oggi attraverso
lo sguardo di chi la Storia ha saputo anticiparla, al fine di gettare le
basi per una dimensione diversa, libertaria ed umanitaria.